"IL CASO DI GATTINARA" PDF Stampa E-mail
Scritto da Giuliano   
Sabato 28 Ottobre 2017 18:27

"Il caso di Gattinara" rappresenta uno degli elementi più significativi della mostra "Prima del bottone. Accessori e ornamenti del vestiario nell'antichità" aperta al Museo di Antichità di Torino e visitabile dal 16 giugno al 12 novembre 2017.

Dal tabellone della mostra:
Le fibule giungono fino a noi grazie ai ritrovamenti archeologici. Quelle di una collezione privata come la Assi - qui presentata - sono spesso prive di contesto di ritrovamento e, grazie ai restauri dell’Ottocento, appaiono come splendidi gioielli intatti, ma non bisogna dimenticare che esse costituiscono comunque le testimonianze di un passato rimasto sepolto per secoli. Il materiale antico che emerge da uno scavo archeologico risulta spesso ridotto in frammenti ed è solo con gli studi e i restauri che è possibile ricostruirne la storia.
I recenti interventi archeologici (2016) effettuati dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli grazie al sostegno di Snam Rete Gas per la costruzione del Metanodotto Vercelli-Romagnano Sesia, hanno permesso il ritrovamento di una estesa e prima d’ora sconosciuta necropoli e incinerazione del V - metà del IV secolo a.C. appartenente alla cosiddetta Cultura di Golasecca (dall’omonima località presso il Ticino dove avvennero i primi ritrovamenti agli inizi del XIX secolo).
Situata nel comune di Gattinara (Vercelli), la necropoli conta 76 sepolture entro fossa terragna con un ricco corredo metallico prevalentemente in bronzo (ma non mancano materiali in argento, ferro, ceramica e addirittura in legno), costituito da armille (bracciali), orecchini e ferma-trecce, ma soprattutto da fibule a sanguisuga, ad arco serpeggiante e a navicella miniaturistiche.
I materiali sono un esempio dell’evidente grado di frammentazione che si trova al momento dello scavo e dei restauri necessari. Il sito, che ha potuto essere indagato nella sua interezza, consente di ampliare la conoscenza sulle fasi finali della cultura golasecchiana (G III A1-3), ancora poco documentate in queste zone, permettendo uno studio attento dei corredi in metallo, della loro lavorazione e dei modi di uso antichi (tipo di deposizione, restauri antichi, utilizzi).
Significativa è una armilla a capi sovrapposti con ben 40 pendenti di varia foggia, appartenente al corredo di una ricca signora del secondo quarto del V secolo a.C., sulla quale il restauro e le analisi archeometriche non distruttive XRF (fluorescenza a raggi X) e SEM (microscopio elettronico a scansione), tuttora in corso, stanno mettendo in luce resti di materiali organici (tessuti in lino, semi) e pregiati (avorio lavorato, corallo) che raramente giungono fino a noi.

Testo e immagini di Gianni Delsignore



Ultimo aggiornamento Venerdì 24 Novembre 2017 14:00